Il Progetto: L’Arte di Conoscersi in Cantiere
Il progetto, finanziato con risorse del fondo FAMI del Ministero dell’Interno e della Unione Europea, ha l’obiettivo di promuovere la cultura dell’integrazione attraverso percorsi artistici espressivi alternativi ed innovativi con interventi volti ad aiutare i Minori Stranieri non Accompagnati (MSNA) ad affrontare il loro percorso di integrazione nella società.
Beneficiario del progetto è il Comune di Mendicino che in partnership con PartecipaAzione Onlus e Porta Cenere.
Tramite personale esperto e qualificato, il progetto può intervenire positivamente sul problema dell’integrazione sociale dei MSNA, che continua a rappresentare uno degli aspetti più problematici del sistema asilo italiano e calabrese. La Calabria, seconda regione italiana per numero di MSNA accolti (pari all’ 8% dei censiti sul territorio nazionale), di cui oltre il 90% è nella fascia d’età compresa tra i 14 e i 18 anni, risente della scarsità di iniziative tese alla inclusione culturale dei migranti, nonché della mancanza di luoghi di aggregazione sul territorio.
L’integrazione oggi non è ancora un “processo bidirezionale dinamico ed articolato”: da un lato i minori migranti, non sono totalmente preparati e aiutati a integrarsi, dall’altro le comunità e le istituzioni pubbliche non sono abbastanza preparate per adempiere al compito di sviluppare politiche sensibili ai bisogni specifici. Tale quadro rende difficoltosa la mutua conoscenza degli attori sociali. Tuttavia i MSNA esprimono il bisogno-necessità di avere maggiori occasioni di contatto con gli italiani, anche attraverso la partecipazione in attività culturali–sociali.
Le nostre azioni progettuali in favore dei minori prevedono percorsi creativi espressivi, attività ludico-conoscitive, di sensibilizzazione e di comunicazione, utilizzando forme di espressione artistica e linguaggi creativi, non verbali e corporei, che abbattono le difficoltà legate alla lingua facilitando le capacità di comunicazione. La metodologia è di tipo relazionale e socio- educativa, con la condivisione dei lavori dei percorsi seguiti con i coetanei autoctoni coinvolti.
I ragazzi che prendono parte alle attività, tutti ospiti di centri di seconda accoglienza dell’hinterland di Cosenza, hanno un’età compresa tra i quindici e i diciotto anni, arrivano dal Gambia, dalla Nigeria, dal Ghana, Costa d’Avorio, Senegal e ancora dell'Egitto, dal Mali, dalla Guinea, dal Pakistan ma anche dalla vicina Albania.
La presenza dei Minori Stranieri non Accompagnati allo spettacolo “La Pace” e la Mostra dei lavori da loro realizzati, rappresentano quanto la nostra iniziativa sia stata capace di favorire l’integrazione permettendo ai ragazzi di conoscere maggiormente il territorio e i contesti ospitanti, rafforzando le relazioni sia con gli adulti che con i coetanei autoctoni, coinvolgendo anche strutture culturali come la vostra realtà. Il processo di inclusione non può prescindere dalla sensibilizzazione delle comunità autoctone.
L’impatto a medio e lungo termine che il progetto si attende di raggiungere è un sensibile cambiamento della comunità cosentina e calabrese, interessata dal fenomeno migratorio in modo considerevole, in relazione a una maggiore interazione, scambio, relazione tra cittadini italiani e stranieri, e il potenziamento del capitale sociale attraverso la valorizzazione dei benefici della multiculturalità. Cambiare è possibile ...INSIEME.
IL LABORATORIO TEATRALE
Il percorso, di circa 100 ore, è stato impostato in prima battuta come fase propedeutica, di recupero dell’attività in chiave di gioco: l’agire teatrale è, in fase di costruzione, gioco e scoperta di fantasia. Per appianare eventuali dislivelli nel punto di partenza dei partecipanti, abbiamo giocato, come i bambini giocano, anche se con uno scopo non sottaciuto, che è la rappresentazione e il racconto di una storia. Abbiamo anche scelto una strada ben precisa: il rifiuto dell’auto-rappresentazione delle tragedie personali, perché riteniamo che un siffatto percorso non sia utile all’uomo, al ragazzo, al ragazzino cresciuto troppo in fretta e per forza di cose, con tutta la violenza che comporta il mancato rispetto dei tempi di un vissuto umano.
Quindi, con la performance “LA PACE” raccontiamo una storia che sfiora determinati temi, ma con lo sguardo in avanti, lasciando andare la zavorra di un passato per certi versi da dimenticare, e allo stesso modo da curare, per far tesoro di avvenimenti e dinamiche che non devono mai più ripetersi. Siamo giocosi, siamo irriverenti, siamo stupidi e leggeri, siamo guitti e imperfetti, non vogliamo custodire i segreti di un’arte da mostrare con perfezione certosina, ma vogliamo esplorarla per capire come possa esserci utile per mostrarci in un gioco vero, di travestimento sincero, artigianale e sentito. Quindi, dopo la fase propedeutica, ci siamo dedicati allo studio della messa in scena tramite piccoli sketch, giocando sul ritmo del comico, accelerato e sincopato, spezzato e improvvisamente immobile: abbiamo giocato per il pubblico in maniera più consapevole, per poi poter giocare CON il pubblico, nel responsabile momento dello spettacolo.
Molte inclinazioni all’arte scenica sono venute fuori con naturalezza, l’impegno profuso dai ragazzi e i loro graduali progressi hanno stupito tutti noi, che non grande soddisfazione abbiamo osservato crescere, millimetro dopo millimetro, delle piante fragili su un terreno difficile, terreno di cui, in molti casi, i minori ignoravano anche l’esistenza. Adesso siamo pronti al grande salto sul palco, vogliamo, come gli antichi usavano fare per tramandare la storia degli uomini, raccontare una storia, svelando allo stesso tempo un segreto a tutti quelli che ci accoglieranno: pronti non si è mai veramente! È questa la chiave che ruoteremo nelle toppe dei nostri cuori emozionati, e nei nostri occhi più consapevoli.
LA PERFORMANCE TEATRALE “LA PACE”
Ispirato a “La Pace” di Aristofane
La performance teatrale è ispirata a diversi capolavori del teatro: da LA PACE di Aristofane, a ASPETTANDO GODOT di Beckett, fino all’UBU ROI di Jarry. Opere che hanno in comune un linguaggio semplice ma inaspettatamente efficace e che dietro a parole comuni celano verità orribili sulla guerra e sul significato dell’umanità; soprattutto sono accomunati da un linguaggio corporeo incisivo, composto da gesti e movimenti che, a volte, eludono la parola, fino a renderla inutile. La performance si compone di cinque momenti essenziali:
L’ATTESA: I protagonisti attendono che qualcosa accada: sono in un perenne gioco di azioni quotidiane: chi sono? Cosa aspettano? Sembra che qualcosa sia imminente, risolutivo; ma sarà così?
LA MISSIONE: I nostri protagonisti vengono arruolati con l’obiettivo di sconfiggere il Nemico che si trova nell’imprecisata Patria X. Il Generale è un omino nevrotico che fa richieste insensate, come tutti i militari ed è accecato dalle "irragionevoli ragioni" che recano con sé i conflitti.
LA PARTENZA: I ragazzi partono e come in tutte le partenze si nascondono entusiasmo e malinconia; e così sarà anche per loro.
IL VIAGGIO: Durante il loro viaggio verso la Patria X, hanno un incidente e si imbattono in uno strano tipo di arma, La Pace. Un’arma misteriosa, forse potentissima, di cui nessuno ha mai sentito parlare e che, di conseguenza, nessuno sa usare.
L’EPILOGO: Tra gag e situazioni strampalate, riusciranno a raggiungere la Patria X, e un incontro con altri soggetti simili a loro, svelerà a cosa sia servito il loro percorso: ritrovare sé stessi negli altri, scoprendo l'inesistenza di un vero nemico e innescando la pace, considerata alla stregua di un ordigno, con un gesto semplice come può essere offrire del cibo ad uno sconosciuto affamato.
LA PACE
ispirato a “La Pace” di Aristofane
esito del laboratorio “Il Teatro non ha colori” del progetto “L’Arte di Conoscersi in Cantiere”
drammaturgia e regia di Elisa Ianni Palarchio e Mario Massaro
con: Abdoulaye Diallo, Guiro Balde, Omar Al Farouq Sako, Tabassam Hussain, Usman Ali, Tayyab Abbas, Jbar Khalid, Maka Keita, Bassem Garsallah, Abdou Togola, Fousseni Sylla, Sada Traore
e con Siaka Makassuba e la partecipazione di Antonio Arena
scenografia e disegno luci: Natale Filice; costumi: Antonella Carbone; oggetti di scena a cura di: Gino Veneruso
direzione tecnica: Matteo Costabile; service audio luci: LaLineaSottile
La Mostra
a cura di Clara Gallo
Dai nomi al ritratto dell’altro, dalla sagoma alla fotografia, fino al Mandala, questa Mostra racconta un percorso in progress, realizzato in pochi mesi di attività con ragazzi provenienti da ogni parte del mondo, alcuni assolutamente estranei alla nostra storia, con una lingua e un linguaggio culturale diversissimo dal nostro. Eppure questa diversità, questo “non parlare la stessa lingua” è diventato un sorprendente punto di forza, che ci ha permesso di comunicare su un altro piano, quello dell’espressività, del colore, della linea, dei sogni, dell’immaginazione. Questa Mostra racconta di uno straordinario viaggio, non ancora terminato, che ci ha stupito ogni volta con espressioni del viso diverse di questi ragazzi, che incredibilmente, affidandosi a noi, hanno tirato fuori doti fantastiche di creatività, intuito, manualità, osservazione.
Il progetto, finanziato con risorse del fondo FAMI del Ministero dell’Interno e della Unione Europea, ha l’obiettivo di promuovere la cultura dell’integrazione attraverso percorsi artistici espressivi alternativi ed innovativi con interventi volti ad aiutare i Minori Stranieri non Accompagnati (MSNA) ad affrontare il loro percorso di integrazione nella società.
Beneficiario del progetto è il Comune di Mendicino che in partnership con PartecipaAzione Onlus e Porta Cenere.
Tramite personale esperto e qualificato, il progetto può intervenire positivamente sul problema dell’integrazione sociale dei MSNA, che continua a rappresentare uno degli aspetti più problematici del sistema asilo italiano e calabrese. La Calabria, seconda regione italiana per numero di MSNA accolti (pari all’ 8% dei censiti sul territorio nazionale), di cui oltre il 90% è nella fascia d’età compresa tra i 14 e i 18 anni, risente della scarsità di iniziative tese alla inclusione culturale dei migranti, nonché della mancanza di luoghi di aggregazione sul territorio.
L’integrazione oggi non è ancora un “processo bidirezionale dinamico ed articolato”: da un lato i minori migranti, non sono totalmente preparati e aiutati a integrarsi, dall’altro le comunità e le istituzioni pubbliche non sono abbastanza preparate per adempiere al compito di sviluppare politiche sensibili ai bisogni specifici. Tale quadro rende difficoltosa la mutua conoscenza degli attori sociali. Tuttavia i MSNA esprimono il bisogno-necessità di avere maggiori occasioni di contatto con gli italiani, anche attraverso la partecipazione in attività culturali–sociali.
Le nostre azioni progettuali in favore dei minori prevedono percorsi creativi espressivi, attività ludico-conoscitive, di sensibilizzazione e di comunicazione, utilizzando forme di espressione artistica e linguaggi creativi, non verbali e corporei, che abbattono le difficoltà legate alla lingua facilitando le capacità di comunicazione. La metodologia è di tipo relazionale e socio- educativa, con la condivisione dei lavori dei percorsi seguiti con i coetanei autoctoni coinvolti.
I ragazzi che prendono parte alle attività, tutti ospiti di centri di seconda accoglienza dell’hinterland di Cosenza, hanno un’età compresa tra i quindici e i diciotto anni, arrivano dal Gambia, dalla Nigeria, dal Ghana, Costa d’Avorio, Senegal e ancora dell'Egitto, dal Mali, dalla Guinea, dal Pakistan ma anche dalla vicina Albania.
La presenza dei Minori Stranieri non Accompagnati allo spettacolo “La Pace” e la Mostra dei lavori da loro realizzati, rappresentano quanto la nostra iniziativa sia stata capace di favorire l’integrazione permettendo ai ragazzi di conoscere maggiormente il territorio e i contesti ospitanti, rafforzando le relazioni sia con gli adulti che con i coetanei autoctoni, coinvolgendo anche strutture culturali come la vostra realtà. Il processo di inclusione non può prescindere dalla sensibilizzazione delle comunità autoctone.
L’impatto a medio e lungo termine che il progetto si attende di raggiungere è un sensibile cambiamento della comunità cosentina e calabrese, interessata dal fenomeno migratorio in modo considerevole, in relazione a una maggiore interazione, scambio, relazione tra cittadini italiani e stranieri, e il potenziamento del capitale sociale attraverso la valorizzazione dei benefici della multiculturalità. Cambiare è possibile ...INSIEME.
IL LABORATORIO TEATRALE
Il percorso, di circa 100 ore, è stato impostato in prima battuta come fase propedeutica, di recupero dell’attività in chiave di gioco: l’agire teatrale è, in fase di costruzione, gioco e scoperta di fantasia. Per appianare eventuali dislivelli nel punto di partenza dei partecipanti, abbiamo giocato, come i bambini giocano, anche se con uno scopo non sottaciuto, che è la rappresentazione e il racconto di una storia. Abbiamo anche scelto una strada ben precisa: il rifiuto dell’auto-rappresentazione delle tragedie personali, perché riteniamo che un siffatto percorso non sia utile all’uomo, al ragazzo, al ragazzino cresciuto troppo in fretta e per forza di cose, con tutta la violenza che comporta il mancato rispetto dei tempi di un vissuto umano.
Quindi, con la performance “LA PACE” raccontiamo una storia che sfiora determinati temi, ma con lo sguardo in avanti, lasciando andare la zavorra di un passato per certi versi da dimenticare, e allo stesso modo da curare, per far tesoro di avvenimenti e dinamiche che non devono mai più ripetersi. Siamo giocosi, siamo irriverenti, siamo stupidi e leggeri, siamo guitti e imperfetti, non vogliamo custodire i segreti di un’arte da mostrare con perfezione certosina, ma vogliamo esplorarla per capire come possa esserci utile per mostrarci in un gioco vero, di travestimento sincero, artigianale e sentito. Quindi, dopo la fase propedeutica, ci siamo dedicati allo studio della messa in scena tramite piccoli sketch, giocando sul ritmo del comico, accelerato e sincopato, spezzato e improvvisamente immobile: abbiamo giocato per il pubblico in maniera più consapevole, per poi poter giocare CON il pubblico, nel responsabile momento dello spettacolo.
Molte inclinazioni all’arte scenica sono venute fuori con naturalezza, l’impegno profuso dai ragazzi e i loro graduali progressi hanno stupito tutti noi, che non grande soddisfazione abbiamo osservato crescere, millimetro dopo millimetro, delle piante fragili su un terreno difficile, terreno di cui, in molti casi, i minori ignoravano anche l’esistenza. Adesso siamo pronti al grande salto sul palco, vogliamo, come gli antichi usavano fare per tramandare la storia degli uomini, raccontare una storia, svelando allo stesso tempo un segreto a tutti quelli che ci accoglieranno: pronti non si è mai veramente! È questa la chiave che ruoteremo nelle toppe dei nostri cuori emozionati, e nei nostri occhi più consapevoli.
LA PERFORMANCE TEATRALE “LA PACE”
Ispirato a “La Pace” di Aristofane
La performance teatrale è ispirata a diversi capolavori del teatro: da LA PACE di Aristofane, a ASPETTANDO GODOT di Beckett, fino all’UBU ROI di Jarry. Opere che hanno in comune un linguaggio semplice ma inaspettatamente efficace e che dietro a parole comuni celano verità orribili sulla guerra e sul significato dell’umanità; soprattutto sono accomunati da un linguaggio corporeo incisivo, composto da gesti e movimenti che, a volte, eludono la parola, fino a renderla inutile. La performance si compone di cinque momenti essenziali:
L’ATTESA: I protagonisti attendono che qualcosa accada: sono in un perenne gioco di azioni quotidiane: chi sono? Cosa aspettano? Sembra che qualcosa sia imminente, risolutivo; ma sarà così?
LA MISSIONE: I nostri protagonisti vengono arruolati con l’obiettivo di sconfiggere il Nemico che si trova nell’imprecisata Patria X. Il Generale è un omino nevrotico che fa richieste insensate, come tutti i militari ed è accecato dalle "irragionevoli ragioni" che recano con sé i conflitti.
LA PARTENZA: I ragazzi partono e come in tutte le partenze si nascondono entusiasmo e malinconia; e così sarà anche per loro.
IL VIAGGIO: Durante il loro viaggio verso la Patria X, hanno un incidente e si imbattono in uno strano tipo di arma, La Pace. Un’arma misteriosa, forse potentissima, di cui nessuno ha mai sentito parlare e che, di conseguenza, nessuno sa usare.
L’EPILOGO: Tra gag e situazioni strampalate, riusciranno a raggiungere la Patria X, e un incontro con altri soggetti simili a loro, svelerà a cosa sia servito il loro percorso: ritrovare sé stessi negli altri, scoprendo l'inesistenza di un vero nemico e innescando la pace, considerata alla stregua di un ordigno, con un gesto semplice come può essere offrire del cibo ad uno sconosciuto affamato.
LA PACE
ispirato a “La Pace” di Aristofane
esito del laboratorio “Il Teatro non ha colori” del progetto “L’Arte di Conoscersi in Cantiere”
drammaturgia e regia di Elisa Ianni Palarchio e Mario Massaro
con: Abdoulaye Diallo, Guiro Balde, Omar Al Farouq Sako, Tabassam Hussain, Usman Ali, Tayyab Abbas, Jbar Khalid, Maka Keita, Bassem Garsallah, Abdou Togola, Fousseni Sylla, Sada Traore
e con Siaka Makassuba e la partecipazione di Antonio Arena
scenografia e disegno luci: Natale Filice; costumi: Antonella Carbone; oggetti di scena a cura di: Gino Veneruso
direzione tecnica: Matteo Costabile; service audio luci: LaLineaSottile
La Mostra
a cura di Clara Gallo
Dai nomi al ritratto dell’altro, dalla sagoma alla fotografia, fino al Mandala, questa Mostra racconta un percorso in progress, realizzato in pochi mesi di attività con ragazzi provenienti da ogni parte del mondo, alcuni assolutamente estranei alla nostra storia, con una lingua e un linguaggio culturale diversissimo dal nostro. Eppure questa diversità, questo “non parlare la stessa lingua” è diventato un sorprendente punto di forza, che ci ha permesso di comunicare su un altro piano, quello dell’espressività, del colore, della linea, dei sogni, dell’immaginazione. Questa Mostra racconta di uno straordinario viaggio, non ancora terminato, che ci ha stupito ogni volta con espressioni del viso diverse di questi ragazzi, che incredibilmente, affidandosi a noi, hanno tirato fuori doti fantastiche di creatività, intuito, manualità, osservazione.
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Gazzetta del Sud 29 Marzo 2019
Il Quotidiano del Sud 29 Marzo 2019 ONLINE PRESS Gazzetta del Sud 28 Marzo 2019 LaCnews24 28 Marzo 2019 |
Servizio TG TEN Calabria - Giugno 2019
Servizio TG TEN Calabria - 12 Novembre 2019 |